venerdì 27 gennaio 2012

E SE L'OSCAR PARLASSE FRANCESE?

Effettivamente la sua storia ricorda un po' quella di George Clooney. Primi passi in tv e poi il grande successo al cinema. Il fascino non gli manca, è la star francese più pagata del momento, anzi tra le più amate. Perfetto sconosciuto all'estero fino al film cult "The Artist". Ha prestato il volto a George Valentin con baffetti, mimica facciale, conquistatore di donne dall'orgoglio quasi mortale. Parlo dell'attore Jean Dujardin, 40 anni il 19 luglio, che durante la cerimonia di premiazione degli Oscar il 26 febbraio potrebbe dare del filo da torcere a Pitt e Clooney nella categoria Miglior attore.
PERCHE' PIACE? Bello, affascinante e anche un bravo attore PERCHE' DOVREBBE VINCERE? Sarebbe il classico outsider e poi un bel regalo di compleanno anticipato per i 40 anni, non sarebbe male PERCHE' NON VINCERA'? Semplice, è francese.
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martedì 17 gennaio 2012

IL RAP E' VIVO? SI', MA E' GIA' VECCHIO!

Ho l'esigenza di chiarire il mio pensiero sul mondo rap. Sono stato accusato di essere fuori moda, di aver classificato il rap come musica di serie B. Ho troppo rispetto per chi fa musica e soprattutto per chi la produce in tempi come questi di crisi planetaria. Ma c'è un però. In un mercato discografico come il nostro in cui il pop e il rock hanno sempre avuto la meglio dalla Pausini a Ferro passando per Vasco e Liga (ok, loro in bilico tra pop e rock) il rap e l'hip hop non hanno mai attecchito fino in fondo. Eccezion fatta per Fabri Fibra, perché è stato uno dei primi, perché è bello e quello che dice - nelle interviste - sono come sassi ma pieni di significato. Poi ci sono tutti gli altri Marracash, Vacca fino agli ultimi "sfornati" T. Mills a Entics passando per Emis Killa. Di quest'ultimo ho letto grandi cose ma finché non ho il suo disco in mano non posso pronunciarmi, a dimostrazione che i dischi li ascolto senza preconcetti. Detto questo la questione è un'altra. Si è detto "i rapper sono i nuovi cantautori perché fotografano la realtà". Io aggiungo 1) lo facevano già prima e da anni 2) è comunque roba 'vecchia'. Specifico il punto 2 citando l'attrice Lella Costa: "Non parlo di attualità a teatro perché il giorno dopo è roba già vecchia, meglio partire dall'antichità e dai concetti primari di civiltà e società". Esatto! Una canzone rap può fotografare un istante ma già dopo qualche settimana non corrisponde a realtà. La differenza con gli anni 60 ad oggi è che a quei tempi si parlava di ideologia oggi si parla di povertà, crisi, disoccupati tutti temi in evoluzione e mobili. Proprio come lo Spread. Quindi ribadisco, massimo rispetto per la categoria. Ma facciamo attenzione all'utilizzo della parola "cantautore".

PS E se spingere il rap per creare "nuove fette di mercato" consente di evitare i licenziamenti di massa nelle case discografiche allora ben venga, sarò il primo a scriverne sempre nel bene e nel male.

domenica 15 gennaio 2012

SIAMO TUTTI UN PO' SCHIAVI DEL PECCATO

"Shame" di Steve McQueen con l'attore del momento Michael Fassbender è un bel film. Non capisco perché sia stato bistrattato dalla critica del Festival di Venezia, anche se a onore del vero l'attore protagonista ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore. Premio meritatissimo. E' la storia di Brand un sessuomane che non riesce ad avere una relazione stabile e non solo si dedica al sesso ama anche alla cocaina e al suo lavoro. Bello, affascinante, non gli manca certo nulla ma è come se non riuscisse a "focalizzare" se stesso. Ad aggravare la spirale subentra la fragilissima sorella, interpretata da una straordinaria Carey Mulligan. La forza di questo film è l'analisi psicologica intensa e la partitura con i primi cinque minuti - senza che Brandon parli - che con sguardi intensi e gesti anticipa un po' ciò che si vedrà. Poi l'escalation fino al baratro finale. "Shame" come "peccato". Un film che un po' ci riguarda tutti, nessuno è senza peccato.